domenica 19 dicembre 2010


Il compagno animalista anarchico Paolo Friz ci ha lasciati.
http://www.pugliantagonista.it/archivio/paolo_friz.htm

Nella prima mattinata è arrivata la notizia della morte di Paolo Friz , 53 anni, lasciando tutti noi addolorati.
Paolo era ricoverato in una struttura sanitaria di Ceglie Messapica da quasi un anno, dopo il terribile incidente automobilistico che nell’agosto del 2009 lo aveva visto coinvolto.
Nonostante le condizioni gravissime, che sin dal primo momento avevano fatto pensare al peggio, il suo fisico da ex-atleta della pallacanestro e la sua indomabile voglia di vivere, ci avevano dato più di una speranza di rivederlo di nuovo tra noi e ritornare alla sua passione di vita: l’accudire, il curare gli animali.
La sua scelta di divenire veterinario , sin da giovane si era accompagnata a quella dell’identificarsi nei valori più puri e coerenti dell’Anarchia: giunto a Brindisi, giovanissimo, promessa del basket, divenne collaboratore , sostenitore e redattore di una originale rivista antimilitarista , gravitante nell’area anarchica , SENZAPATRIA, (http://www.pugliantagonista.it/archivio/senzapatria_anarres.htm ) che per circa vent’anni fu un punto di riferimento del dibattito e delle lotte per l’obiezione totale agli eserciti, contro tutte le guerre, per un mondo senza oppressi ed oppressori.
Una rivista la cui redazione itinerante giunse nel 1991 a Lecce e vide un gruppo di obbiettori antimilitaristi, anarchici, animalisti immettere le tematiche del territorio pugliese e quelle della militarizzazione delle coscienze e dei territori, nel contesto generale ed internazionale delle lotte pacifiste mondiali riprese in occasione della Guerra del Golfo.
Anche dopo lo scioglimento della rivista , con parte della redazione leccese che andò a fondare la comunità libertaria di Urupia in provincia di Brindisi, l’impegno di Paolo Fitz proseguì in altro modo, partecipando alle sottoscrizioni in favore dei prigionieri politici, alla pubblicista anarchica e animalista , e partecipando nelle sue possibilità e nei limiti di tempo lasciatigli dal suo lavoro di veterinario e da quelli familiari, alle lotte sociali ed ambientali sul territorio brindisino ,nonostante una malattia che lo avesse colpito al sistema motorio-nervoso negli ultimi anni.
Lo avevamo visto partecipare così alle biciclettate dei primi critical mass del gruppo del No al Carbone, come anche alle tante manifestazioni contro il Rigassificatore a Brindisi.
Ma Paolo, la sua voglia di essere al servizio di chi soffre, l’ha espressa sino all’ultimo nell’amore per gli animali e quell’incidente maledetto che gli accorciato la vita, lo ha avuto durante uno dei suoi tragitti lavorativi che lo portavano a girare per la provincia, dividendosi tra gli ambulatori dove prestava servizio, ma anche raggiungendo masserie isolate dove si richiedeva la sua opera.
Sapere di aver a disposizione Paolo era una sicurezza per tutti coloro che amavano gli animali a Brindisi: imbattersi in un gatto, un cane o altro animale ferito o abbandonato per strada in cattive condizioni, per tutti noi era naturale prenderlo in braccio e correre da Paolo. Molto spesso la sua prestazione era gratuita e il vedere tornare il sorriso al soccorritore e il muto ringraziamento negli occhi dell’animale ferito era per lui più che sufficiente.
Il nostro augurio oggi è che Paolo ci abbia lasciati perché chiamato a prestare la sua opera da qualche parte in Cielo , nel Paradiso degli esseri liberi , affinchè si prenda cura dei tanti amici a quattro zampe che spesso ci danno lezioni di vero amore e solidarietà a noi, presuntuosi umani che vorremmo la Terra e gli Dei a nostra immagine e somiglianza.
Ti immaginiamo così, Paolo, in camice bianco,nel tuo studio con le pareti tappezzate di manifesti contro la caccia , contro la vivisezione, per il sabotaggio a tutte le strutture carcerarie di uomini ed animali, con il tuo sorriso pronto ad accogliere chi ha bisogno di te.

Ciao Paolo un saluto da tutti noi, a pugno chiuso

Per la redazione di Pugliantagonista.it
Brindisi19 dicembre 2010

giovedì 9 dicembre 2010













Quell’8 dicembre del 1977 quando Brindisi corse il rischiò di essere distrutta dal rogo del Petrolchimico….rileggendo le pagine del Quotidiano di 31 anni fa

http://www.pugliantagonista.it/archivio/p2t_scoppio_77.htm
Articolo apparso in forma ridotta sul Quotidiano di Brindisi 9 dic 2010

Non è per semplice ritualità ricordare fatti terribili come quello che avvenne l’8 dicembre del 1977, quando a Brindisi , a perite in un disastroso incendio , a seguito dello scoppio del reparto di cracking dell’etilene , furono tre operai , mentre 52 furono gravemente feriti e oltre un centinaio furono gli intossicati tra lavoratori e soccorritori.
Quella pagina di storia industriale brindisina va tenuta ben viva, come vivi debbono rimanere il ricordo dei nomi dei tre operai caduti sul posto di lavoro,forse in un ultimo disperato tentativo di far intervenire i sistemi di sicurezza.
Si chiamavano Carlo Greco, di Lecce, 47 anni operaio, Giuseppe Marulli 34, di Brindisi, quadrista e il giovane perito chimico Giovanni Palazzotto, 23 anni di Lecce, assunto da poco .
I loro nomi son legati ad un fatto che colpì profondamente l’immaginario collettivo di questa città ma molti altri, tanti, troppi rimangono anonimi: operai e impiegati morti in incidenti sul lavoro o avvelenati lentamente da quell’enorme macchina di produzione di morte, ma anche di prodotti del consumismo avanzato che il Petrolchimico di Brindisi.
Ma forse occorrerebbe ricordare anche le enormi conseguenze in impatto ambientale , in avvelenamento delle acque di falda e quelle marine che si perpetrò negli anni d’oro della chimica , dell’avvelenamento dell’aria che coinvolse l’intera popolazione brindisina e dei territori circostanti a causa di quelle torce fumose eternamente accese, che bruciavano 24 ore su 24 senza fermarsi , scarti di produzione o addirittura tutto ciò che, prodotto di giorno e impossibilitato a stoccarsi o vendersi, veniva bruciato la notte.
Tutto ciò avveniva sotto gli occhi e il naso di tutti e quindi tutti erano complici e consapevoli che questo era lo scotto da pagare affinché Brindisi, terra felix del vino e dell’olio, potesse tramutarsi nella capitale della chimica mondiale?
Rileggendo a 31 anni di distanza il paginone che il Quotidiano di Brindisi dedicò a due anni di distanza dai fatti a quella vicenda ci sarebbe da dire :”- Sì, ad eccezione dei soliti estremisti contestatori ( essendo in quei tempi l’ambientalismo ancora in fasce).”-
Nell’ineguagliabile resoconto che Vittorio Bruno Stamerra fece quel sabato 8 dicembre sulle pagine del Quotidiano si colgono fatti che oggi sarebbero prove evidenti di quando pericoloso avesse potenzialmente quell’impianto costruito a due passi dalla città.
Per venire a capo dell’incendio dovettero intervenire i vigili del fuoco di Brindisi ,Lecce, Taranto, Bari, i marinai del battaglione San Marco, le autopompe della Marina Militare e quelle dell’Aeronautica, ma che nonostante ciò si rischiò che l’intera città fosse devastata.
Si rischiò infatti lo scoppio a catena dell’intero complesso del petrolchimico, quando un momentaneo blackout tecnico bloccò la centrale elettrica che alimentava i sistemi di raffreddamento degli impianti e gas , fumo, e materiali che bruciavano con fiamme alte centinaia di metri non ricaddero sulla città solo grazie alla , allora eterna , “tramontana brindisina” , quella che oggi a causa dei cambiamenti climatici è stata sostituita dallo scirocco, che in analoghe circostanze non ci grazierebbe.
Ma altri fatti curiosi ma significativi si colgono dal resoconto di Vittorio Bruno. Quella notte, accanto a lui vi era il cooordinatore dei servizi di sicurezza della fabbrica, “casualmente” un sindacalista, come sindacalisti furono coloro che corsero in città a far aprire le saracinesche dei grossisti per acquistare ingenti partite di latte da distribuire ai soccorritori, pompieri, militari, lavoratori accorsi dalle loro case per salvare il proprio posto di lavoro.
Latte per difendersi ,( oggi sappiamo inutilmente ), dagli aggressivi chimici inalati durante le fasi di spegnimento, poiché maschere antigas erano insufficienti, inesistenti o inadeguate, insomma una debacle della sicurezza causata da troppi silenzi preventivi o troppe situazioni di comodo che avevano fatto tutti sperare che in quel Petrolchimico non succedesse mai nulla di eccezionale.
Addirittura,in un quadro torbido come raccontava Vittorio, i dirigenti della squadra politica brindisina giunsero ad ipotizzare la possibilità che lo scoppio fosse stato causato da un attentato da parte di qualche gruppo di terroristi in odor di Brigate Rosse, ma fortunatamente nessuno ci credette e sotto sotto, a denti stretti, operai e sindacalisti gli confessarono che si risparmiava sulle manutenzioni . Cosa che denunciò pubblicamente pochi giorni dopo il giornale Lotta Continua ( che a Brindisi aveva come leader Michele Boato), , senza esser mai stata smentita, pubblicando un dossier di Foro Buonaparte con le nuove disposizioni sulla riduzione dei costi della manutenzione.
Quell’8 dicembre decretò il declino di un ciclo storico della chimica brindisina ed italiana, ma fu usato anche come arma di ricatto per un’altra fase complessa della storia della nostra città: quella delle centrali a Carbone.

Nella cronaca di quel Quotidiano del 1979 troviamo ciò che racconta Vittorio Bruno:
”… Nel pomeriggio dell’8 dicembre 1977 il presidente della Montedison Giuseppe Medici annunciò:-Nessun operaio perderà il posto e ricostruiremo l’impianto!-“…
Un'altra offerta affinché la Montedison non fosse messa sotto accusa, che quei silenzi complici perdurassero e che nessuno mettesse in dubbio la validità delle scelte governative ed industriali dell’epoca.
Sappiamo che furono promesse da marinaio:il reparto non fu ricostruito e a Brindisi la parola cassa integrazione e licenziamenti divennero la costante delle vicende sindacali e politiche.

Con questo ricatto si giunse all’arrivo dei padroni del Carbone e dell’Energia e nonostante mobilitazioni ambientaliste e referendum popolari sorse a Sud di Brindisi la megacentrale di Cerano, con le note vicende delle convenzioni mancate o disattese.
Oggi 8 dicembre 2010 possiamo attenderci finalmente che una nuova convenzione possa ristabilire un equo scambio tra esigenze occupazionali e qualità della vita della popolazione brindisina e limitrofa? Possiamo sperare che le inchieste della magistratura riescano a far piegare le esigenze del profitto e della ricerca dell’abbassamento dei costi ai danni che certe lavorazioni industriali producono su di noi e le nostre generazioni future? O al contrario prevarranno le motivazioni con le quali si continua a ipotizzare,a poca distanza dai luoghi di quel disastro, uno dei più grandi rigassificatori d’Europa, mentre ancor oggi quelle torce fumanti regalano spettacoli luminosi, ma non solo, alla città nonostante inchieste giudiziare, sequestri e richieste di adeguamento agli standard ambientali?

ANTONIO CAMUSO
Archivio Storico Benedetto Petrone
Brindisi 8 dicembre 2010




lunedì 29 novembre 2010







Quando i carabinieri si sfamarono alla mensa proletaria degli autonomi e poi li ringraziarono con il foglio di via ( editoriale di Pugliantagonista.it e Archivio Storico Benedetto Petrone)

Il Centro Sociale di Brindisi e l'aiuto ai terremotati irpini ( intervista a Mario Merico)




A 30 anni dal sisma del 1980: analisi e provocazioni corsare( il commento di Lucio Garofalo di Lioni -Avellino)
Irpinia Terremoto e memoria on line tra donne e amici ( di Doriana Goracci)



La redazione di Pugliantagonista.it e l’Archivio storico Benedetto Petrone , in occasione del trentennale dal terremoto dell’Irpinia , contribuiscono con articoli, ricerche, documenti dell’epoca e interviste al dibattito che nonostante gli anni trascorsi continua a riaccendersi su quella vicenda e le ripercussioni,politiche sociali e di costume essa ha avuto nel destino del popolo meridionale e nel rapporto con la vita nazionale.
Vogliamo parlare non solo di solidarietà umana ma impegno politico rivoluzionario, antagonista, rompipalle che molti compagni portarono in quei giorni nel “cratere del terremoto” fu una solidarietà attiva, che ben presto divenne scomoda per coloro, avvoltoi politici, mafiosi camorristici ed economici volevano gettarsi anima e corpo nel Grande Affare della Ricostruzione. Fu così che dopo un mese di impegno anima e corpo dei compagni, in particolar modo dell’Autonomia operaia coordinati da Radio Onda Rossa e i comitati autonomi di via dei Volsci di Roma, alla vigilia del Natale dell’80 nelle tende dei compagni irruppero i carabinieri che rifilarono il foglio di via ai volontari e fecero piazza pulita di coloro che stavano organizzando le popolazioni a denunciare affaristi, speculatori e politici corrotti.
Ora,ripulita l’area del terremoto da “oziosi vagabondi” che mettevano il naso dovunque, si potè passare alla grande abbuffata, quella poi fu chiamata Scandalo Ricostruzione.
Documenteremo attraverso i materiali dell’epoca come a portare il foglio di via ai compagni di Conza ci furono anche quei carabinieri che, esattamente 30 anni fa il 28 novembre 1980, grazie alla mensa montata nottetempo dagli autonomi romani, riuscirono a mangiare finalmente un pasto caldo, essendo Sant’Andrea di Conza stata lasciata abbandonata a se stessa dagli aiuti ufficiali. Documenteremo come,da quel paesino distrutto, che divenne il centro di smistamento di Solidarietà proletaria di radio Onda Rossa di Roma, grazie alla presenza dei militanti gli aiuti dei compagni giunsero a Ruvo del Monte, Calitri, Lioni, Montella , Serino, seguendo casualmente una linea rossa che aveva visto negli anni 60-70 far nascere in quei luoghi sedi e strutture di Potere Operaio Irpino e poi dell’Autonomia Operaia e di Lotta Continua, ma che sin dai primi anni del secolo aveva visto mobilitarsi boscaioli, braccianti, ferrovieri, operai agricoli e forestali in lotte sindacali e politiche facendo nascere cellule del partito Comunista Italiano prevalentemente legate all’area di Bordiga.
E’ quindi la vicenda degli aiuti ai terremotati irpini da parte degli “antagonisti”, una Storia nelle mille storie di lotta, ribellione e rivolta, caratteristiche del Sud e non possiamo non essere d’accordo con il titolo di una pubblicazione a cura di radio onda Rossa di quel periodo che la descrisse titolando:
storia di una Lotta che è nata dalla più grande strage di Stato : il terremoto!…
Scopriremo, scorrendo le pagine di quel documento di controinformazione, come a Sant’Andrea di Conza i giovani del luogo, insieme ai compagni costruirono un Centro Sociale, misero su un’esperienza culturale, seppero portare la voglia di non rassegnarsi , canalizzando la rabbia , allontanando la depressione attraverso la voglia di lottare.
Questo determinò un terrore tale tra i politici del luogo, che sino allora erano riusciti a imporre la pax mafiosa, che richiesero l’aiuto dello Stato: magistrati e carabinieri, gli stessi che chiusero entrambi gli occhi sui responsabili di tanti crolli e sulle ruberie della Ricostruzione , furono al contrario solerti ad allontanare i pericolosi sobillatori, quelli che stavano aprendo occhi e menti dei paesani del luogo… il seguito lo conosciamo tutti:
Oggi a trent’anni si parla ancora di ricostruzione mancata o meglio, si son fatte le seconde, terze, quarte e quinte case per i fantasmi, cementando l’impossibile, abbattendo anche quello che si poteva salvare, modificando e cancellando la memoria storica di borghi, paesi e casali, ma dimenticandosi di costruire e mettere in sicurezza gli edifici scolastici. Scopriamo così che oggi a trent’anni dal sisma, due generazioni di bambini son passati e ancora vivono tra i banchi il rischio di vedersi crollare i tetti delle loro scuole sulla testa per una scossa tellurica.
In questo speciale ospiteremo interventi dall’Irpinia e di coloro che vissero direttamente quelle vicende , ma ricorderemo anche Alfio di Bella , il fotografo ufficiale dell’Autonomia Romana che in quel contesto fu eletto in assemblea sindaco onorario di sant’Andrea di Conza e che ci ha lasciato qualche anno fa. Di lui le sue foto parlano delle lotte di un’intera generazione che non volle piegarsi e no ebbe paura di gridare in faccia al mondo che esisteva un’altra alternativa a ciò che oggi fa vivere il mondo nel baratro di una crisi infinita.

La redazione di Pugliantagonista.it e dell’Archivio Storico Benedetto Petrone
Brindisi 28 novembre 2010

sabato 27 novembre 2010



BARI 28 NOVEMBRE 2010


28 NOVEMBRE 1977


RICORDANDO BENDETTO PETRONE UCCISO DAI FASCISTI MANIFESTAZIONE ANTIFASCISTA, ANTIRAZZISTA E ANTISESSISTA











http://www.pugliantagonista.it/archivio/benedetto_petrone.htm

TESTIMONIANZE
riportiamo la testimonianza di Nicola Latorre sull'assassinio di Benedetto
-trattasi di stralcio dell'apporto di Nicola Latorre
nella stesura collettiva del libro GLI AUTONOMI
Ci avviamo all'autunno attraversando mesi segnati dalla quotidiana violenza fascista . A Carrassi e Poggiofranco la situazione era ormai critica, con la persistente presenza organizzata della “Passaquindici”, la cui leadership già iniziava a tessere relazioni con
il gruppo terrorista di Terza Posizione. La stessa “Gazzetta” era stata fatta oggetto
di una incursione squadrista, rea di aver pubblicato alcuni articoli di denuncia sull'irrespirabile clima di intimidazione che gli abitanti dei quartieri erano costretti
a vivere.
Da qualche settimana, il giro di noi compagni piú giovani aveva dato vita alle “ronde”
per il centro commerciale:entravamo in gruppo nei negozi di abbigliamento ed i
calzaturifici dove lavoravano 10-12 ore al giorno ragazzi e ragazze,la maggior parte minorenni,imponendo una sorta di “riduzione d'orario” attraverso la chiusura
anticipata del negozio. La sera del 28 novembre,tra risa e scherzi, tornammo
da una di quelle “ronde” al giardino dell'Ateneo. Di lì a poco l'arrivo di un compagno trafelato ruppe la nostra allegria:Benedetto Petrone e Francesco Intranó ,entrambi militanti della FGCI della città vecchia,erano stati accoltellati gravemente dai fascisti. Di Benedetto ero amico. Quasi coetanei,da quando aveva lasciato il ragioneria
per lavorare nel mercato rionale vicino casa ,ci frequentavamo spesso.
Anche se della FGCI era un proletario cosciente ed un antifascista militante,
con le nostre stesse passioni ed inquietudini, fortemente critico verso
quel suo partito che vedeva rinunciare alle lotte per stringere accordi con
la borghesia e la Dc.
I fascisti ,quasi un centinaio usciti dalla centralissima federazione provinciale di via Piccinni, aveva teso un vero agguato a un gruppo di una quindicina di compagni di barivecchia i quali,avvisati della presenza di noti fascisti nei pressi del quartiere,
si erano recati a dare un occhiata a quel che succedeva. I fascisti li aggrediscono a pochissimi metri dalla Prefettura,dove misteriosamente era scomparso il presidio
della polizia che permanentemente ne vigilava l'entrata. Benedetto,claudicante
sin da piccolo ad una gamba,viene raggiunto e più mani lo accoltellano a morte,
cade e per lunghi minuti viene ancora colpito con spranghe e chiavi inglesi.
Francesco, attardandosi in suo aiuto,viene anch’egli gravemente ferito dalle lame...

mercoledì 17 novembre 2010








BRINDISI 17 NOVEMBRE 2010 GIORNATA MONDIALE DIRITTO ALLO STUDIO MA ANCHE ANTIFASCISMO ORA E SEMPRE ...GIUSTIZIA PER LE STRAGI FASCISTE




COMUNICATO STAMPA ANPI E REPORT DI PUGLIANTAGONISTA


LE FOTO E I VIDEO






17 novembre 2010 ANPI BRINDISI insieme ai giovani studenti dell’UDS/ rete conoscenza/UDU: per il diritto allo studio, ma anche per dire no al fascismo e chiedere giustizia per le vittime della strage di Brescia.
Innanzitutto un grazie ai soci ANPI di Brindisi per la presenza oggi , 17 novembre2010 nell’iniziativa degli studenti per il diritto allo studio, nonostante che si svolgesse in un orario e in un giorno lavorativo.
Significativa è stata la nostra presenza oggi , accanto agli studenti brindisini per l’iniziativa odierna. Un nutrito gruppo di noi “anziani” ha presenziato con molta discrezione il luogo dove si svolgeva la piazza, abbiamo contribuito logisticamente affinché non vi fossero problemi tecnici che fossero di impedimento, ma abbiamo anche contribuito con un nostro intervento specificatamente alla necessità che gli ideali antifascisti siano trasmessi alle giovani generazioni.
Abbiamo portato innanzitutto la solidarietà ai giovani in lotta, che negli ultimi tempi sono divenuti spesso, in molte località italiane, bersaglio di provocazioni o aggressioni fasciste. Abbiamo denunciato la vigliacca aggressione agli studenti della Rete della Conoscenza di Bari, presso una sede universitaria , durante la notte tra il 14 e il 15 novembre, come un segnale rabbioso di chi non vuole che gli studenti si ribellino contro le scelte sciagurate di questo governo nelle politiche giovanili e scolastiche.
Un fermo sdegno è stato espresso come ANPI di Brindisi per la sentenza che poche ore prima ha mandato assolti gli imputati per la strage di Brescia di Piazza della Loggia del 1974. Abbiamo ricordato quella vigliacca azione fascista contro il movimento operaio, le sue organizzazioni sindacali e gli studenti che, insieme volevano cambiare, la società di quegli anni e che invece dovettero confrontarsi col periodo buio delle stragi e del terrorismo.
Abbiamo ricordato come tra le vittime di Brescia ci fosse Luigi Pinto, insegnante, sindacalista del settore scuola della CGIL, lo abbiamo ricordato per il suo impegno per una scuola uguale per tutti , capace di dare un destino diverso dall’emigrazione per i giovani del Sud, lui che pugliese, di Foggia, era emigrato al Nord.
Abbiamo letto uno per uno i nomi delle vittime chiedendo per loro ancora giustizia. Un lungo applauso dagli studenti presenti ha accompagnato lo scandire dei loro nomi. Abbiamo concluso affermando che saremo al fianco di tutte le lotte dei giovani per un futuro migliore e per la difesa dei diritti costituzionali, in primis quello di una scuola di qualità e di un lavoro dignitoso.
Molti gli interventi sulle diverse tematiche di questa giornata di lotta che hanno fatto al microfono diversi studenti , giovani soci dell’ANPI di Brindisi , con la voglia di proporre e progettare una scuola diversa in mondo diverso, dove i giovani con il diritto allo studio e il diritto al lavoro abbiano un giusto riconoscimento alle loro aspettative. Insomma un’iniziativa che ,superando i confini di un generica richiesta di diritto allo studio ha toccato molti importanti aspetti del mondo giovanile attuale e che contiamo molto presto, grazie ai nostri giovani soci , di replicare con l’intenzione di rafforzare ancora più il legame tra l’ANPI e i giovani di questa città.
Per l’ANPI di Brindisi
Donato Peccerillo
Brindisi 17 novembre 2010




il report di pugliantagonista







La redazione di Pugliantagonista e l'Archivio storico Benedetto Petrone hanno partecipato insieme ad ANPI, Cobas e altri sindacati alla riuscita dell'iniziativa ritenendo essa molto importante nel contesto nazionale , regionale e locale in cui si svolgeva e per la coincidenza della sciagurata sentenza su Brescia e come fosse importante denunciare queste ennesima sentenza da strage di Stato nella quale il ripetuto utilizzo del Segreto di Stato è stato fondamentale per questa assoluzione per "insufficienza di prove" a distanza di 36 anni. Abbiamo registrato nei ragazzi presenti moltissimo entusiasmo nonostante che le presenze non fossero numericamente quelle della precedente iniziativa dell'8 di ottobre che aveva visto centinaia di giovani invadere le strade di Brindisi . Purtroppo mentre la temuta pioggia è stata invece sostituita da una giornata dal sole accecante, la coincidente presenza di un’iniziativa teatrale con Dacia Maraini che aveva coinvolto le scuole e i consigli di istituto di tutta la città ha impedito che gli studenti in piazza oggi fossero più numerosi..
Tra gli interventi dei sindacati invitati dall'UDS vi è stato quello di Bobo Aprile dei COBAS che ha narrato di un’esperienza da lui stesso definita schoccante di qualche giorno prima dove, un gruppo di giovanissimi diplomati, appena diciottenni, si è rivolto al suo sindacato per avere diritto ad una retribuzione dopo che erano stati letteralmente raggirati da un’impresa di call center che li aveva fatti lavorare, spremendoli come limoni, e poi negato ogni forma di salario.
Una piccola lotta che ha avuto fortunatamente con l’intermediazione dell’Ufficio del Lavoro un piccolo risultato, un minimo risarcimento ma una grande soddisfazione generale per i giovani “truffati” che avevano visto innanzitutto la loro dignità umana vilipesa nel diritto costituzionale ad avere un lavoro retribuito. Un’iniziativa comunque molto positiva che speriamo presto di veder replicare vedendo per primi i giovani coinvolti in processi di partecipazione sociale e progettualità e che vedrà la redazione di Pugliantagonista.it pronta sempre a testimoniare controinformando.
La redazione Brindisina di Pugliantagonista.it


lunedì 15 novembre 2010






Brindisi 17 novembre studenti eANPI insieme per la giornata internazionale al diritto allo studio


E' GARANTITO DALLA COSTITUZIONE NATA DAAL RESISTENZA




NO A FONDI PER LA MINI NAJA E I CORSI PARAMILITARI A

SCUOLA




SI AD UNA SCUOLA SENZA PRECARIATO E DI QUALITA' UGUALE PER TUTTI


PIU' FONDI PER LA SCUOLA PUBBLICA L'UNICO BUON INVESTIMENTO PER IL FUTURO E LA DEMOCRAZIA NEL NOSTRO PAESE

COMUNICATO STAMPA DELL'ANPI BRINDISI

COMUNICATO STAMPA
L’ANPI DI BRINDISI AL FIANCO DEGLI STUDENTI PER IL DIRITTO ALLO STUDIO
http://www.pugliantagonista.it/archivio/anpi_brindisi.htm


L’ANPI BRINDISI PARTECIPA E SOSTIENE L’INIZIATIVA DEGLI STUDENTI DELL’UDS A BRINDISI MERCOLEDI’ 17 NOVEMBRE 2010 IN PIAZZA VITTORIA ALLE ORE 09.30 A SOSTEGNO DEL DIRITTO ALLO STUDIO

In occasione della giornata mondiale per il diritto allo studio le organizzazioni democratiche degli studenti e in primis l’UDS hanno organizzato a Brindisi un’iniziativa di protesta e sensibilizzazione in Piazza Vittoria dalle 09.30.

Gli organizzatori dell’iniziativa hanno lanciato un invito a tutti i sindacati e associazioni democratiche a partecipare ed intervenire durante lo spazio dedicato al dibattito pubblico.
In particolare è stata rivolta una richiesta specifica all’ANPI per un suo intervento su scuola e Costituzione e per una presenza significativa di antifascisti, volta anche a scoraggiare tentativi di provocazione da parte di soggetti che si richiamano ad ideologie fasciste e naziste e che hanno trovato nell’UDS il naturale ostacolo antifascista ai loro tentativi di infiltrarsi nel movimento degli studenti.
Sino a questo momento (e speriamo che le nostre preoccupazioni si dimostrino eccessive) non dobbiamo registrare episodi di gravità come quello avvenuto ultimamente a Bari nella notte tra il 14 e il 15 novembre dove alcuni studenti che stavano cercando di mettere dei manifesti che pubblicizzavano l’iniziativa del 17 novembre, sono stati aggrediti , malmenati e minacciati, o come avvenuto l’anno scorso a Lecce in circostanze analoghe o dove raduni neofascisti vedono la presenza di consiglieri delle amministrazioni locali, come è avvenuto a Lecce sabato scorso 13 novembre e che ha visto una pronta reazione degli antifascisti leccesi.
Questo non significa che a Brindisi si debba abbassare la guardia e non si debba far sentire la vicinanza e la continuità della solidarietà antifascista tra vecchie e giovani generazioni e ribadire come il diritto ad una scuola pubblica di qualità sia un diritto sancito dalla Costituzione nata dalla Resistenza e che ancora una volta al Sud, compresa Brindisi, i tagli all’istruzione pubblica da parte del governo Berlusconi sono andati di pari passo all’espulsione di migliaia di precari, mentre exfondi scolastici sono destinati a progetti di corsi paramilitari e di mini-naja che fanno ricordare i tempi bui del “libro e moschetto”.
“ Più soldi alla scuola pubblica, meno soldi a quelle private a alle imprese di guerra! “ l’obbiettivo che ci vede insieme in piazza agli studenti in lotta il 17 novembre a Brindisi a Piazza Vittoria dalle ore 09.30

per l’ANPI BRINDISI
Donato Peccerillo
Brindisi 16 novembre 2010




BARI 13 NOVEMBRE 2010
LE FOTO E I VIDEO DELLA MANIFESTAZIONE DELLE ASSOCIAZIONI AMBIENTALISTE CONTRO LO SCEMPIO DEL TERRITORIO PUGLIESE PER MANO DI UNA CLASSE POLITICA ASSERVITA AI BOSS DELL'ENERGIA PADRONA

martedì 9 novembre 2010


Report su iniziativa antirazzista al tribunale di Lecce del 9 novembre 2010
LE FOTO E ALTRO SU
http://www.pugliantagonista.it/osservbalcanibr/kater_appello.htm


Un presidio di solidarietà ai migranti è stato effettuato questa mattina da alcune associazioni antirazziste di Lecce, Brindisi e Taranto presso il tribunale di Lecce.
Lo scopo principale dell’iniziativa era quello di mantenere alta l’attenzione sulle ultime importanti fasi del processo di appello relativo allo speronamento della Nave Sibilla nei confronti della carretta del mare albanese Kater I Rades , che causò il 28 marzo 1997 un centinaio di vittime, tra donne e bambini.
Come affermato dai rappresentanti delle associazioni presenti ( tra le quali Rete antirazzista Salento e Osservatorio sui Balcani di Brindisi) , una sentenza che non faccia giustizia alle vittime di quel naufragio e ai loro familiari creerebbe un precedente giuridico pericoloso che potrebbe giustificare altre simili stragi future di disperati nel Mar Mediterraneo. Il riferimento era il contestato utilizzo di motovedette exproprietà dello Stato italiano oggi utilizzate, con personale misto italiano e libico, nel respingere i barconi di migranti in partenza dalle coste africane.
Una iniziativa contro i respingimenti quindi, ma anche contro l’ondata razzista che forze politiche stanno utilizzando per motivi elettorali nei confronti dei migranti, vedasi la vicenda ancora in corso dei migranti a Brescia saliti su una gru e che hanno visto l’impiego inconsulto di forze dell’ordine per sgomberare il presidio di pacifici manifestanti antirazzisti e migranti.
L’iniziativa di oggi segue quella avvenuta ieri , ottimamente riuscita a detta degli organizzatori presso le Officine Culturali Ergot dove si è proiettato un documentario sulla vicenda della Kater I Rades ( prodotto da due giovani registi, Mattia Soranzo di Lecce e Ervis Eshia , albanese che negli anni scorsi ha avuto un ottima accoglienza in diversi film-festival a Berlino e Parigi) , ma anche con interventi degli avvocati che seguono la causa tra i quali Maria Vittoria Baffa , figlia di Giuseppe Baffa di Cosenza, “l’avvocato degli albanesi”, che nel gennaio del 2000 è morto in un incidente mentre andava a presenziare un’udienza del processo di primo grado della Kater.
La stessa Maria Vittoria Baffa , prima di entrare in aula , insieme ad un familiare delle vittime ha portato i ringraziamenti degli albanesi ,(agli antirazzisti pugliesi del presidio), impossibilitati ad esser presenti , a causa del mare grosso che ha impedito la partenza del traghetto da Valona
Le associazioni annunciano comunque nuove iniziative nelle province salentine nei prossimi giorni finalizzate una grossa iniziativa il prossimo 21 dicembre in occasione dell’ultima udienza del processo .
Report di Pugliantagonista.it

domenica 7 novembre 2010


KATER I RADES UNA STRAGE DI STATO RAZZISTA


a LECCE DUE INIZIATIVE ANTIRAZZISTE


LECCE LUNEDI’ 8 NOVEMBRE 2010 ORE 20,00 presso le Officine Culturali Ergot
Via Palmieri Lecce
proiezione del documentario
ETOJ - Vivo
di Mattia Soranzo ( Lecce) ed Ervis Eshja (Albania)
Ne discutiamo con
Ervis Eshja, autore del documentario
Antonio Camuso, Osservatorio sui Balcani di Brindisi
Avv. Piero Coluccia, Foro di Lecce
intervento telefonico di
Avv. Maria Vittoria Baffa, Legale rappresentante delle vittime
::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::
Contro tutte le forme di respingimento
MARTEDI’ 9 NOVEMBRE ORE 8,30
in occasione del processo in appello
SIT-IN DI SOLIDARIETA’ CON LE VITTIME
presso il marciapiede antistante il Tribunale di Lecce
Per evitare che cali il silenzio sulla tragedia vissuta dai profughi albanesi
Per testimoniare la nostra vicinanza ai famigliari delle vittime e ai sopravvissuti
Per rivendicare il rispetto del
diritto internazionale


LE MOTIVAZIONI NEL VOLANTINO

Il 9 novembre alle ore 8,30 presso la Corte d’Appello di Lecce avrà luogo una delle ultime udienze del processo relativo all’affondamento della nave Kater I Rades.
La vicenda di cui oggi si dibatte risale al 28 marzo 1997, quando, in un clima di isteria generalizzata contro gli albanesi che arrivavano dal mare, una nave militare italiana (la Sibilla) speronò in acque internazionali la carretta del mare Kater I Rades, provocandone l’affondamento con la morte di circa ottanta persone, molte delle quali donne e bambini, in fuga dalla rivolte scoppiate in Albania in seguito alla crisi delle “Piramidi Finanziarie”.
Nonostante le testimonianze dei sopravvissuti che da subito hanno denunciato lo speronamento ad opera della nave Sibilla, oggi si tenta di archiviare quella tragedia come un errore accidentale provocato da chi era al timone della Kater I Rades.
Un tentativo, che oltre ad affossare la verità storica, nasconde le evidenti responsabilità politiche del Governo Italiano e dei Vertici della Marina Militare.
Quella tragedia, infatti, fu una delle conseguenze della politica dei respingimenti generalizzati inaugurata in quegli anni dal governo italiano.
Quella stessa politica che ha trasformato il mar Mediterraneo in uno dei più grandi cimiteri senza lapidi della storia recente (l’ONU denuncia che in 10 anni, sono state più di 10.000 le persone morte nel Mediterraneo nel tentativo di raggiungere l’Europa).
Uno Stato democratico non può accettare che in nome della presunta sicurezza di un Paese, si innalzino barriere che impediscono ogni forma di accoglienza e che violano il diritto internazionale.
La politica dei respingimenti, in aperta violazione con la Convenzione di Ginevra, nega il principio non refoulement che è uno dei principi cardine del diritto internazionale del rifugiato. Un principio che sancisce il divieto per gli Stati nazionali di respingere il richiedente asilo o il rifugiato verso luoghi dove la sua libertà e la sua vita sarebbero minacciati.
L’Italia, così come è avvenuto in passato con gli accordi bilaterali con il governo albanese, continua oggi, con il trattato di Amicizia, Partenariato e Cooperazione siglato con la Libia, a non rispettare La Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo (art.13 diritto alla libertà di movimento) e i diritti dei richiedenti asilo.
LUNEDI’ 8 NOVEMBRE
ORE 20,00 presso le Officine Culturali Ergot
Via Palmieri Lecce
proiezione del documentario
ETOJ - Vivo
di Mattia Soranzo ( Lecce) ed Ervis Eshja (Albania)
Ne discutiamo con
Ervis Eshja, autore del documentario
Antonio Camuso, Osservatorio sui Balcani di Brindisi
Avv. Piero Coluccia, Foro di Lecce
intervento telefonico di
Avv. Maria Vittoria Baffa, Legale rappresentante delle vittime
::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::
Contro tutte le forme di respingimento
MARTEDI’ 9 NOVEMBRE ORE 8,30
in occasione del processo in appello
SIT-IN DI SOLIDARIETA’ CON LE VITTIME
presso il marciapiede antistante il Tribunale di Lecce
Per evitare che cali il silenzio sulla tragedia vissuta dai profughi albanesi
Per testimoniare la nostra vicinanza ai famigliari delle vittime e ai sopravvissuti
Per rivendicare il rispetto del diritto internazionale

sabato 30 ottobre 2010




NO AI RESPINGIMENTI


NO AD ALTRE TRAGEDIE IN MARE COME LA KATER I RADES


ASSEMBLEA ANTIRAZZISTA A LECCE IL 3 NOVEMBRE 2010
COSTRUIAMO UN'INIZIATIVA DI SOLIDARIETA' E CONTROINFORMAZIONE SUL PROCESSO D'APPELLO A LECCE SULLA STRAGE DEL CANALE D'OTRANTO




mercoledì 3 novembre alle ore 18,00 presso la Libreria Ergot (P.tta Falconieri Lecce, nei pressi di Porta Napoli), per discutere dei seguenti temi:
1. Situazione campo rom, in particolare in relazione al progetto “INCLUSIONE SOCIALE E INSERIMENTO SOCIOLAVORATIVO DEI ROM IN PUGLIA” portato avanti dall’Opera Nomadi;
2. Processo Kater I Rades;
3. Varie e eventuali.
Riguardo al primo punto, nonostante i solleciti inviati alla Regione Puglia, rimasti sostanzialmente disattesi, l’Opera Nomadi ha già attivato una serie di convenzioni con gli enti locali e continua ad opere, non senza contraddizioni, sul campo. Le nostre riserve manifestate in relazione • alle modalità di assegnazione dei fondi (l’assessorato alla Solidarietà - Politiche sociali e Flussi migratori ha deciso di affidare, senza una consultazione ampia e partecipata ma solo attraverso una delibera di giunta, la n. 1509 del 2009, la gestione di risorse pubbliche all’Opera Nomadi) • al progetto e soprattutto alle modalità con cui viene portato avanti (il progetto non prevedendo il coinvolgimento diretto dei destinatari nell’elaborazione e nella gestione delle iniziative politiche che li riguardano, ha ignorato le più elementari pratiche di partecipazione democratica nella gestione della cosa pubblica e rischia dunque di precludersi la possibilità di una positiva ricaduta dell’iniziativa),sono rimaste prive di qualunque risposta, sarebbe quindi il caso di decidere come proseguire.
Riguardo invece il secondo punto, il prossimo 9 novembre dovrebbe aver luogo -presso la Corte d’Appello di Lecce- la prossima udienza relativa al processo per l’affondamento della nave Kater I Raders.Sicuramente i più ricorderanno l’accaduto: era il 28 marzo del 1997 quando una nave militare italiana (la Sibilla) speronò in acque internazionali la barca Kater I Rades, provocandone l’affondamento con la morte di oltre cento persone, molte delle quali donne e bambini. Fuggivano tutti dalla guerra civile che era scoppiata in Albania contro il fallimento delle Piramidi finanziarie e il premier Sali Berisha che le aveva promosse.La Sibilla era tra le navi italiane impegnate in un «blocco» deciso dal governo Prodi in accordo con quello albanese di Sali Berisha (un accordo non tanto diverso da quello siglato con la Libia dall’attuale governo, il trattato di “AMICIZIA, PARTENARIATO E COOPERAZIONE”). Un accordo, tra le altre cose, lesivo del diritto internazionale d’asilo. L’Italia infatti, allora come oggi è avvenuto con la sigla del trattato con la Libia, fu richiamata dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR).Vista l’imminente chiusura del processo potrebbe essere utile pensare di programmare momenti di riflessioni e iniziative varie (proiezioni di documentari, allestimento di mostre o qualunque altra cosa si decida di fare) per sensibilizzare l’opinione pubblica ed evitare che cali il silenzio sulla tragedia vissuta dai profughi in fuga dalla guerra civile.
Ci vediamo quindi mercoledì 3 novembre alle ore 18,00 presso la Libreria Ergot (P.tta Falconieri Lecce, nei pressi di porta napoli).
Diffondete ai vostri contatti e a quanti riteniate interessati.Rete Antirazzista Salento

mercoledì 27 ottobre 2010






27 OTTOBRE 2010 A BRINDISI LE INUTILI PROMESSE FESTEGGIATE DAI NO AL CARBONE CON UNA TORTA DI BUON COMPLEANNO PER LA NON-CONVENZIONE TRA ENEL E ENTI(COMUNE, PROVINCIA , REGIONE) PER LA CENTRALE DI CERANO.




Occorrerà aspettare 50 anni, come è successo ieri per il Petrolchimico sequestrato per inquinamento o si nasconderà tutto sotto lo zerbino come si rischia con L'INAIL di Brindisi declassata?

FOTO E VIDEO DI PUGLIANTAGONISTA.IT
http://www.pugliantagonista.it/openarea/convenzione_compleanno.htm

gianni vonghia RSU INAIL
Un anno è passato dai giorni in cui roboanti promesse e affermazioni di decisive svolte dei rapporti tra Il Comune di BRINDISI e l'ENEL, ma dalla montagna di parole sproloquiate negli incontri di allora non è scaturito nemmeno un topolino.
I manifestanti del gruppo NO AL CARBONE questa mattina hanno salutato l'anno trascorso con un'ironica iniziativa dinanzi al Comune di Brindisi, imbastendo un tavolino con una gustosissima torta ( infarcita di crema, cioccolata e bignè-vi assicuriamo , noi che l'abbiamo assaggiata che la mamma della NO AL CARBONE che l'ha confezionata avrebbe diritto ad una laurea in pasticceria) con la classica candelina e il coro del tanti auguri a TUTTI VOI.
Il plurale era d'obbligo, come lo esplicavano i cartelli raffiguranti i tre presidenti :il sindaco Mennitti, il presidente Ferrarese e il governatore Nichi Vendola, nel ruolo delle TRE SCIMMIE.
L'accusa ai TRE era quella che nel silenzio assenso la società elettrica ha continuato a bruciare milioni di tonnellate di carbone superando i tetti che furono stabiliti nella lontana convenzione del 1996, con tutte le ricadute ambientali conseguenti, ma che problema c'è?
Oggi sui giornali si parlava del pasticcio Petrolchimico con le aziende sequestrate, dopo che, a distanza di 50 anni dal suo insediamento, finalmente ci si è accorti che quelle fiamme che bruciavano prodotti chimici andati a male emettevano pericolosi inquinanti rilevabili nell'aria e al suolo. Blocco totale? No, semplicemente una pressione affinchè le stesse aziende effettuino degli interventi che dimostrino la loro buona volontà... e poi si ricomincerà a produrre...
Per il Carbone a GO-GO e relativi sottoprodotti occorrerà attendere cinquant'anni?
Nel frattempo a Brindisi in una delle realtà industriali più importanti del Mezzogiorno la sede INAIL, causa ristrutturazioni e tagli al bilancio, viene declassata ad una sede di un piccolo paese di provincia : con un'operazione simile , infortuni sul lavoro e malattie professionali che continuano a verificarsi sul territorio saranno pure loro tagliati o finiranno per essere invisibili , nascosti come la spazzatura sotto lo zerbino di casa?
Tutto ciò lo ha denunciato Gianni Vonghia ai nostri microfoni , mentre si stava recando a chiedere la solidarietà ai lavoratori INAIL al Consiglio comunale, contemporaneamente all'iniziativa dei NO AL CARBONE.
Insomma oggi c'è stata una giornata di educazione civica dinanzi all'ingresso del Consiglio Comunale, chissà se sarà stata compreso dai cosiddetti rappresentanti del popolo brindisino riuniti, a pochi metri, nel Consiglio stesso?
La redazione brindisina di Pugliantagonista.it
Brindisi 27 ottobre 2010

venerdì 22 ottobre 2010


ULTIM’ORA; MANTOVANO RISOLVE IL PROBLEMA DELLE PROTESTE A TERZIGNO: EVERSIONE!
http://www.pugliantagonista.it/openarea/terzigno.htm


22 ottobre le agenzie di stampa riportano le dichiarazioni di Mantovano su Terzigno:
LE PROTESTE? Fatte a fini eversivi!I Manifestanti antidiscarica? Appartenenti al filone dell’area antagonista e anarco-insurrezionalista!!!

…Si mormora che tra le anarco-insurrezionaliste di Boscoreale che questa mattina portavano grandi immagini della Madonna della neve incitandola a salvarli dal percolato, alcuni solerti uomini dei servizi di sicurezza giurano di aver intravisto tra esse il fantasma di Maria Soledad Rosas.
COSA CI ASPETTIAMO DA QUESTA SVOLTA ???
Coniata la parola magica “Eversione” ora si attende il coro di solidarietà dei partiti del centro-sinistra nei confronti dell’operato del Ministero dell’interno e delle forze dell’ordine e si chiederà immediatamente che i manifestanti siano perseguibili per i reati di devastazione e saccheggio a fini eversivi dell’ordine pubblico, degli ordinamenti costituzionali dello Stato attraverso atti ad impedire le funzioni del governo e delle istituzioni locali, attentato alla salute pubblica e attentato delle libertà economiche e del diritto di impresa, in particolare dei proprietari delle cisterne piene di liquidi sconosciuti che si recavano a sversare sotto la scorta delle forze dell’ordine il loro contenuto.
Sono imputazioni che insieme al reato di banda armata e quello di porto di materiale esplodente e da guerra . benzina, tric-trac, fumogeni, fuochi d’artificio, costeranno a coloro che saranno imputati diversi ergastoli e decenni di processi.
Nel frattempo, a fronte dell’allarme eversione, l’Esercito sarà messo sotto pressione con la richiesta di invio di uomini e mezzi particolarmente attrezzato per le scorte ai convogli Una partita di VTLM Freccia che il generalissimo La Russa aveva destinata all’Afghanistan sarà approntata in fretta in furia per essere ripitturata in bianco con grandi scritte “mondezza-escort”.
Molto probabilmente si chiederà di istituire un tribunale speciale a Poggioreale che giudichi gli eversivi.
Tutti i partiti “dell’arco parlamentare” si dichiareranno pronti a fronte al pericolo eversione con l’accettare che si creino strutture simili in tutte le regioni dove fenomeni eversivi come quelli di Terzino potrebbero accadere ed in particolare le regioni del Sud , Puglia in testa, candidate ad ospitare centrali nucleari, discariche incontrollate, rigassificatori, centrali a carbone, a biomasse , inceneritori, impianti fotovoltaici selvaggi. Ecc e che molto probabilmente saranno oggetto dell’attenzione di eversivi e inarco-insurrezionalisti pronti anche a plastiche e interventi di cambio di sesso per travestirsi da casalinghe, nonne antidiscariche , padri disperati…

La redazione di Pugliantagonista.it

22 ottobre 2010

lunedì 18 ottobre 2010


COMUNICATO STAMPA
19 OTTOBRE 2010 ORE 0930
presenza di solidarietà antirazzista

LECCE, CORTE DI APPELLO : KATER I RADES
, prossima la sentenza per l’affondamento di una nave carica di rifiuti molto speciali : bambini albanesi! Come si determineranno i Giudici alla luce delle richieste del P.G. Vignola?
Appello per una mobilitazione antirazzista permanente in Puglia a partire dall’udienza del 19 ottobre 2010 dinanzi alla corte di Appello di Lecce

Lo scorso 28 settembre Il P.G. Vignola ha fatto la sua requisitoria con la quale ha chiesto l'assoluzione per il comandante Laudario ( il comandante della corvetta Sibilla che speronò la Kater) e la conferma della sentenza per Namik Xhaferi ( l’albanese alla guida della Kater), la conclusione a cui è giunto il P.G. sbalordisce. Il 5 ottobre , presso la Corte di Appello di Lecce, hanno discusso le parti civili facendo rilevare la colpa che sussiste in capo a Laudadio nella causazione del naufragio.

II prossimo 19 ottobre inizieranno a discutere i difensori degli imputati.
Sarebbe clamorosa una sentenza di assoluzione dei militari italiani, ritenendo inaffidabili le testimonianze dei naufraghi superstiti, accettando la versione orale degli ufficiali di bordo,poiché italiani e sostenendo la tesi del pubblico ministero per le quali il comandante albanese e un centinaio di uomini , donne e bambini erano affetti da volontà suicida e, nonostante che viaggiassero sul mare a poco meno di dieci chilometri all’ora, abbiano fatto manovre spericolate per gettarsi sotto la prua della corvetta Sibilla , grande dieci volte la Kater.

Se ciò si verificasse, costituirebbe un precedente gravissimo, poiché si accetterebbe l’impunità della condotta militare in tutte le operazioni di peacekeping e controllo della sicurezza nazionale ed in cui qualunque cosa succeda non saranno perseguibili ,se causano morte o ferimento di civili. Sarebbe così sancito che la testimonianza delle vittime, è sempre inattendibile poichè affetta da malevolenza nei confronti dei loro carnefici e che varrebbe una decorazione al comandante delle vedetta libica che ultimamente ha mitragliato un nostro peschereccio senza ammazzare nessuno

Si spera che la futura sentenza non uccida per la seconda volte i bambini della Kater, ma anche il cuore dei loro genitori che ancora li piangono, ma anche la nostra coscienza. A Brindisi Roberto Aprile, Antonio Camuso insieme a pochi altri, in questi anni , hanno cercato di mantenere l’attenzione su tale fatto .

Affinchè non cada il silenzio su questa vicenda saremo , come antirazzisti domani presenti dinanzi al tribunale di Lecce per dimostrare la nostra solidarietà alle vittime e ricordando l’avvocato Giuseppe Baffa di Cosenza che, per presenziare alle udienze dieci anni fa, è morto in un incidente stradale a Taranto e saremo vicini a sua figlia Maria Vittoria Baffa , che coerentemente sta continuando a seguire quella causa, come altri avvocati e familiari delle vittime stanno facendo.
Coglieremo l’occasione domani per proporre una serie di iniziative nella nostra regione su tale tema, affinché nel caso di una discutibile sentenza si possa cancellare ciò che accadde il Venerdì Santo del 1997: un’assurda storia di follia razzista e xenofoba nei confronti degli albanesi che determinò la decisione di respingerli a tutti i costi, compresa l’affondarli in mare.

Antonio Camuso osservatoriobrindisi@libero.it
Roberto Aprile boboaprile@tiscali.it

Brindisi 18 ottobre 2010

mercoledì 13 ottobre 2010




LaRussa al Parlamento: mai militari torsero un capello a civili!Dateci le bombe!
http://www.pugliantagonista.it/osservbalcanibr/afghan19_parlamento.htm

Parte seconda
Oggi l’ipocrisia è andata in onda coperta da un falso patriottismo ,dando l’immagine di un parlamento succube di un’idea distorta di ciò che è e fa lo strumento militare .
Oggi si è colto ciò in pieno da come le dichiarazioni di LaRussa, sulla verginità dei nostri soldati , siano state accolte nel silenzio compiaciuto delle opposizioni, obbligandoci ad ammettere che effettivamente l’Italia non sarà mai ritenuta un paese con un minimo di tradizione militare e che gli italiani vogliono essere considerati popolo di suonatori di mandolini, mangiatori di spaghetti e salvatori di nonnette in pericolo.

“-Mai un nostro militare ha fatto del male ad un civile nelle missioni all’estero.”-
Dando l’immagine di un esercito fatto di educande, pronto a farsi scannare impunemente se l’altro è in inferiorità numerica o psicologica e i cui uomini dopo aver sparato ai cattivi, si mettono in ginocchio, facendosi la croce e chiedono perdono a Dio di ciò che hanno fatto e son pronti a dare il loro stipendio come risarcimento alle possibili vittime innocenti.
Insomma tutto l’opposto di ciò che ti anima nei momenti sconvolgenti, adrenalinici, dello scontro militare, che ti porta a sbudellare il nemico che esso si chiami in quel momento talebano , o bambino palestinese o serbo che ti tiri le pietre, o iracheno sui ponti di Nassirya o somalo al Check Point Pasta.
In quei momenti la tua pelle è in pericolo o c’è la paura di violare gli ordini o ci sono le leggi non scritte del cameratismo che ti fanno chiudere gli occhi se il tuo compagno di branda, che pochi minuti prima ti ha salvato, ora stia stuprando la figlia di chi ti voleva morto.
Tutto ciò vuol dire non sapere realmente ciò che porta nel cuore e nella mente di un uomo che è mandato a combattere in guerra.
Italiani brava gente.
Vi ricordate il somalo legato e con i genitali elettrizzati con un po’di scosse di telefono da campo? Come andò a finire? Praticamente un assoluzione:-“ Stavamo lì a giocare e il somalo si divertiva e ci ringraziò perché ebbe un erezione meglio di due pasticche di Viagra!”-

E la somala che fu fotografata con un proiettile di mortaio dinanzi alla vagina?
-“Voyeurismo! Tutto finto. Scherzavamo! L’avevamo pagata e lei era consenziente! “-
E l’ambulanza con relativa partoriente ed infermieri ammazzati sui ponti di Nassirya?
“-Legittima difesa !Le ambulanze sono pericolose”-
E il manifestante iracheno indifeso e freddato a terra?
“-Il militare aveva paura che, rinvenendo, facesse saltare in aria la caserma a cui facevamo la guardia!”-
E la bambina afgana ammazzata su una Toyota bianca che viaggiava sulla corsia opposta di un nostro convoglio?”-
“- Colpa sua . Le Toyota bianche le usano i terroristi , doveva chiedere a suo padre di ridipingerla di rosa!”- http://www.pugliantagonista.it/osservbalcanibr/afghan_oss_3.htm

Tutto ciò oggi non c’era nella testa di chi ascoltava LaRussa
.
Tutti in Parlamento, oggi pendevano dalle labbra del nostro ministro, pronti ad applaudirlo intonando il fratelli d’Italia , ma noi ci domandiamo :
”-Perché tanta urgenza, esattamente un anno fa quando si permise che il governo emanasse una legge che decretava l’impunità per i delitti fatti dai militari all’estero contro i civili?”-
La logica ci impone che se è vero ciò che oggi ha affermato LaRussa allora quella legge inserita nel decreto milleproproghe di fine d’anno per rifinanziamento delle FFAA all’estero si dovrebbe abolire perché inutile! (vigore il 1 gennaio 2010, la 197/2009) vedi http://www.pugliantagonista.it/osservbalcanibr/afghan_15_killteam.htm
Non è questo il governo della semplificazione?
Agitare il mito del Buon soldato Italiano che canta Faccetta Nera per andare a liberare gli schiavi di Ailè Sellassiè a quanto pare funziona, allo stesso modo con il quale funzionò nel 1936 , quando addirittura un bel gruppo di “antifascisti” chiesero spontaneamente di essere arruolati per andare a combattere in Abissinia.
Potenza dell’Illusionismo!!
A quanto pare gli occhi spiritati del Mago La Russa riescono ad ipnotizzare i rappresentanti di un popolo intero.
Lo scopo di tutta la tiritera di oggi? Assolvere il governo e i generali dalle morti degli ultimi alpini, frenare la volontà popolare del ritiro immediato dall’Afghanistan, fare accettare la permanenza dei nostri militari ad Herat per ancora troppo tempo e inviare altri aerei bombe e quanto più si abbia perché quella è la realtà e la necessità della guerra
Da BOMBE AEREE RASSICURANTI parte seconda
La parte prima è su http://www.pugliantagonista.it/osservbalcanibr/afghan18_bombe.htm


Antonio Camuso
Osservatorio sui Balcani di Brindisi
13-10-10

venerdì 8 ottobre 2010




BRINDISI 8 OTTOBRE 2010


MANIFESTAZIONE STUDENTESCA ORGANIZZATA DA UDS PER LA SCUOLA PUBBLICA E CONTRO LA RIFORMA




LE PRIME FOTO SU




giovedì 7 ottobre 2010



Esercito a Reggio Calabria? Risposta inutile ad un deprecabile equivoco.

http://www.pugliantagonista.it/osservbalcanibr/futur_mil_17.htm


Il colonnello Custer ed il suo 7 reggimento erano ormai alle costole di Toro Seduto e dell’ultimo pugno di rognosi Sioux scampati alle numerose operazioni di controllo del territorio.
Custer poteva ritenersi soddisfatto: appesi alle pareti della suo carro c’erano i manifesti con taglia riguardanti i trenta più pericolosi capi indiani ribelli e ben ventinove di essi erano barrati con una bella X a significare che erano stati uccisi o catturati, e ben presto anche l’ultimo, Toro Seduto sarebbe stato tra le sue mani.
A questo punto il grado di generale gli sarebbe stato concesso e questo grande successo lo avrebbe fatto salire tra le grazie del Presidente e degli uomini più insigni del governo e dell’economia , la sicurezza di un bel posto in Parlamento e magari …chissà un bel giorno a salire sullo scranno della Casa Bianca ci sarebbe potuto essere anche lui…
Ben altra cosa era la situazione per Toro Seduto : i suoi capi migliori non c’erano più, i giovani lo avevano abbandonato preferendo alle battaglie campali e alle ritirate strategiche , le facili incursioni a fattorie di coloni e sconfinamenti nel vicino Messico, i vecchi guerrieri erano ormai stanchi e non vedevano l’ora di tornare dalle squaw nella riserva e morire in santa pace per vecchiaia.
Toro Seduto dopo aver valutato l’ultima offerta del Gran Capo bianco ovvero arrendersi, far ritornare i guerrieri nella riserva e per lui un posto nel circo di Buffalo Bill, decise di accettare e in segno resa e di volontà di pace inviò, tramite un messaggero, la sua lancia di guerra, quella alla quale nessun capo indiano si sarebbe mai separato se non in punto di morte.
Ma per Toro Seduto, arrendersi ed andare a fare il pagliaccio in un circo , non era come morire? Quindi addio alla sua bella lancia, ornata degli scalpi di decine di bianchi, che lui, con le sue proprie mani, aveva scotennato in cento battaglie.
La sfortuna volle che il messaggero prima di giungere al campo di Custer si fermasse presso una taverna gestita da un comancheros e scolatosi una bottiglia di pessimo wisky arrivò in condizioni pietose al campo dei bianchi e le poche parole che biascicò, unite con quella lancia ornata di scalpi di bianchi furono male interpretate, con le conseguenze che noi tutti conosciamo….il disastro di Little Big Horn..Custer ammazzato…il conseguente invio di un intero esercito contro un pugno di indiani ladri di galline e di cavalli. Ben altra cosa fu il guadagno che ricadde su fornitori dell’esercito e dell’intera lobby politico-militare che , vincendo l’ultima battaglia contro i pellerosse, incominciò a dedicarsi alle imprese all’estero aumentando influenza e business.

A distanza di un centinaio di anni gli equivoci si ripetono e la mancanza o la non volontà di comprendere i linguaggi “criptati” degli indigeni autoctoni comporta un grave esborso allo Stato e alle tasche dei cittadini in denaro e sangue .
Santino Riccio, l’ultimo dei capi della ndrangheta reggina era al colmo di un attacco depressivo: con l’arresto di Totò, Mimmo e Lorenzo, la tradizionale partita a scopa della domenica nel suo modestissimo bunker con idromassaggio, megaschermo, cappella con organo del Seicento, con chi l’avrebbe potuta più fare?
Ad uno ad uno quei fetenti dei carabinieri e dei loro amici li avevano scovati tutti i suoi luogotenenti. Erano andati a pescarli nei cunicoli, nelle grotte sotterrane, dietro muri di cemento armato, insomma, dove sino allora si pensava impossibile trovarli!!!
Purtroppo la tecnologia avanzava e nascondersi sotto terra sembrava inutile. Elicotteri e aerei con radar e sonar, satelliti spia con visori all’infrarosso e qualche maledetto appartenente ai clan perdenti, che aveva fatto qualche soffiata, avevano provocato un vero disastro.
Ma la cosa che più non gli andava, era che, gli amici delle logge massoniche coperte di Reggio, Catanzaro, Crotone e Cosenza, tutto ad un tratto, risultavano irreperibili, fuori all’estero per congressi, affari, viaggi di piacere o semplicemente affetti da gravi malattie …maledetti!!!…lui che li aveva fatti arricchire , farli eleggere sindaci, consiglieri, amministratori, deputati o senatori, ora da loro veniva trattato come un appestato col rischio di ritrovarsi una mattina con i cani poliziotto nel suo rifugio a ringhiargli sulla faccia!!!
“-Basta! “-disse Santino”- questa volta mi arrendo e se non mi aiutano gli “amici” ne racconto delle belle sul loro conto!”-
Presa questa decisione occorreva far arrivare un messaggio al Procuratore Capo, un messaggio esplicito di resa , l’equivalente di una lancia spezzata!
Fu così che decise di inviargli l’oggetto che gli ricordava i momento più bello della sua carriera , quando alla testa dei suoi uomini fece fuori con un colpo di bazooka la macchina blindata che trasportava Peppino, il capo clan rivale della Piana di Gioia Tauro, divenendo lui il capo della ’ndrina calabrese.
Per Santino staccarsi da quel simulacro , quel bazooka che aveva abbellito per tanto tempo il suo bunker fu un momento tristissimo, ma ormai la decisione era presa: la resa era inevitabile per poter salvare il patrimonio di tutta la “famiglia” sparso in mille banche offshore e a rischio di esser “cuccato” dalla Finanza in vena di medaglie.
Il procuratore Giovanni Ildritto, che in quei giorni era in vacanza a Cannittello, quando seppe che Santino gli aveva mandato un regalo in segno di resa saltò sulla sedia!
Possibile? Allora la guerra era vinta e finalmente avrebbe potuto godersi i frutti di un lavoro indefesso e costato tanti sacrifici!
Sì, ma dove aprire quello scottante pacco senza che vi fosse qualche ficcanaso a immortalarlo con una foto compromettente?
Fu così che lui e i suoi assistenti e la scorta decisero di “inguattarsi” dietro un pilone di cemento che da qualche mese era sorto alla periferia del paesino calabro e che doveva essere il primo di una serie che avrebbe unito finalmente l’isola al continente con il Famoso Ponte sullo Stretto.
Un bel Pilone, grande, solido , immenso e ancora infiocchettato da quando Berlusconi era venuto ad inaugurarlo, ma che ora giaceva abbandonato sommerso da carcasse di auto, copertoni usati, carogne di gatti morti e cataste di schede elettorali falsificate.
La confezione regalo fu scartata da mani ansiose. Dal rumore e dalla consistenza si pensava ad una tela antica in tema religioso, con raffigurato un facoltoso penitente prostrato davanti ad un santo; già altre volte, in Sicilia, questa procedura si era accompagnata con la resa di qualche boss famoso. Il contenitore tubolare, metallico , di colore verde era invitante, ma risultava difficile la comprensione del meccanismo di apertura. Di fronte all’imbarazzo del giudice accorse in aiuto il carabiniere scelto Gennariello Dioceneguardi che, con fare saccente , riuscì inizialmente a far scorrere una parte di esso verso l’esterno, senza però altro risultato.
Poi dopo le insistenze del giudice e tanti scossoni e scuotimenti per estrarre il dipinto “ di resa” da quel tubo misterioso, il CC Gennnariello, soddisfatto, indicò un pulsantino:
“-Ecco da dove si apre! Basta premere qui!”-
BOOOOOMMM !!!
Dio Santo !!!
Da quel c…. di tubo invece di uscire un quadretto seicentesco partì un missilaccio che, sfiorando giudice e mezza procura di Reggio Calabria, andò a finire contro il Grande Pilone.
Dio mio!!!
Quell’opera maestosa che sarebbe dovuta essere indistruttibile , si sbriciolò come un castello di sabbia. Sì, perché purtroppo gli amici di Santino, di sabbia di mare e pochissimo cemento avevan fatto quel pilone che, cadendo, sotterrò la monnezza sottostante.
“-E mò, chi glielo dice a Berlusconi che siamo stati noi a buttarlo giù?”-
Dopo un lungo confabulare si decise di montare una bella messinscena : trasportato il tubo maledetto e scaricato davanti al tribunale , il carabiniere Gennariello telefonò ad un giornale locale dicendo che c’era un regalo per il giudice antindragheta
Sappiamo tutti come poi sono andate le cose…
Il ritrovamento del bazooka vuoto, il can-can mediatico sulla “sfida allo Stato “ e poi gli strilli di Castelli, il giorno dopo, quando scoprì che l’ennesimo sabotaggio aveva colpito una opera di siffatto valore artistico.
Tutto ciò ebbe come conseguenza la richiesta generale e bypartisan dell’invio dei carri armati a Reggio Calabria, o meglio, nel capoluogo ne mandarono uno e lo misero dinanzi alla Procura ostruendo l’ingresso al giudice e ai suoi uomini ed impedendogli così di accedere ai fascicoli delle inchieste in corso.
Tutti gli altri carri armati li utilizzarono per scortare le betoniere di cemento “ arricchito con sabbia di mare” di proprietà di Santino, per costruire in fretta in furia l’Opera Maxima del Leader Supremo che fu visto il giorno del taglio del nastro concedere allo stesso Santino l’onorificenza di cavaliere del lavoro…

Antonio Camuso
Osservatorio sui Balcani di Brindisi
osservatoriobrindisi@libero.it
Brindisi 7- 10-10



domenica 3 ottobre 2010


L’ultimo saluto a pugno chiuso al compagno partigiano Raffaele De Grada ( Raffaelino)

http://www.pugliantagonista.it/archivio/raffaele_de_grada.htm

Premessa
Sono appena di ritorno dalla prima assemblea della neocostituita sezione dell’ANPI di Brindisi, il tempo di accendere il PC per uno sguardo veloce prima di correre a lavoro, quando sotto gli occhi scorre un annuncio che ti fare un balzo al cuore e ti costringe a ripercorrere idealmente 40 anni di impegno politico vissuto avendo come riferimento valori che si identificavano con uomini come De Grada.:-“ Raffaele de Grada, critico d’arte, scrittore, comunista e partigiano è morto ieri 1 ottobre 2010 a Milano”-

Raffaele De Grada Jr

De Grada, un nome che ha accompagnato la mia generazione negli anni della gioventù vissuta a passo di corsa, ma sapendo che, nel caso avessimo smarrito la strada sarebbe bastato semplicemente fermarsi, riprender fiato e chieder consiglio a uomini come “Raffaelino”.

Lui, borghese e figlio d’arte, critico e scrittore, comunista e comandante partigiano, lui, che nel periodo buio della guerra, insieme a Pajetta e Curiel fondò quel Fronte della Gioventù ( da non confondersi con l’organizzazione giovanile neofascista che negli anni 60 provocatoriamente assunse l’omonima sigla) che a Milano e Firenze fornì alla Resistenza una agguerrita generazione di giovani partigiani, lui comandante delle brigate partigiane fiorentine, lui, prima voce di Radio Milano il 27 aprile 1975, lui segretario italiano negli anni 50 a Parigi,del Comitato Mondiale dei partigiani della Pace, lui uno dei primi firmatari della dichiarazione di Stoccolma per la messa al bando dell’atomica sul Pianeta,…lui e Francesco Leonetti la coppia di intellettuali in perenne dibattito e messa in discussione di certezze e ideologie, lui che da parlamentare comunista , passò gli ultimi anni di impegno politico da consigliere comunale milanese tra i banchi di Democrazia Proletaria e che fu anche direttore del giornale dell’estrema sinistra Fronte Popolare, mentre Francesco Leonetti transitava quel che rimaneva del PC(m-l)I , e gli eredi di Servire il popolo e dell’Unione dei comunisti italiani ( marxisti-leninisti) , alla fine degli anni 70 , nell’Area dell’Autonomia Operaia.

Uno scherzo del destino, ma forse semplicemente la vera immagine di quanto gli anni 60 son stati crogiuolo di idee, sperimentazioni, ripensamenti, passioni immense e profondi capovolgimenti è proprio quello che lega Raffaele De Grada con quell’area del marxismo leninismo (che spesso è stata ritenuta semplicemente l’idiota pappagallo della retorica propaganda maoista) che il sottoscritto e tanti altri giovanissimi nel 69 abbracciammo con entusiasmo: fu in quel magma incandescente che erano gli ambienti universitari ed intellettuali “rivoluzionari” milanesi che Aldo Brandirali il discusso capo di Servire il Popolo conobbe la figlia di De Grada e la sposò, divenendo il genero che, nel 1975, fulminato sulla via di Damasco abbandonò allo sbando il suo piccolo partito maoista e tempo dopo divenne , purtroppo, uomo di punta di un altro crogiolo politico, quello che attraverso Comunione e Liberazione ha portato all’avvento a Milano di re Roberto Formigoni.

Un destino che vuole oggi, a dare l’ultimo saluto al suocero, sia stato lo stesso Brandirali con le parole che tutti noi avremmo dedicato a Raffaelino:”-… appassionato parlamentare comunista ed esempio di come si vive stupiti dalla bellezza e moralmente impegnati per la giustizia…-

Sì, occorre una nuova generazione di appassionati comunisti, amanti della bellezza della vita , capaci di gustare il profumo, sempre più difficile da trovare, dei prati in fiore, delle spighe di grano appena falciato, del sudore dei corpi di contadini e operai soddisfatti del lavoro quotidiano perché consapevoli che esso non produce mezzi di morte e di guerra ma sicuro progresso per i loro figli e non in antitesi con le esigenze delle altre specie del nostro pianeta.
La Pace e la Giustizia, due testimoni da raccogliere dall’eredità delle battaglie di Raffaele De Grada affinché, quando toccherà il nostro momento di lasciare ad altri il nostro cammino di impegno , possiamo scrivere le stesse parole con le quali , la madre di Raffaele , anche lei borghese, divenuta comunista e partigiana, Magda Ceccarelli chiude il suo Diario - di resistente- ( premiato pochi giorni fa a Pieve Santo Stefano, ultima gioia per Raffaele) narrando del primo giorno di libertà dal nazifascismo “- E' bello vivere e soprattutto aver vissuto così. Aver portato un piccolo contributo, un sacrificio di lacrime e di azione. Aver aiutato a vincere.Essere stati nel vero. Sempre,senza confusioni, senza incertezze, senza pentimenti. Aver visto chiaramente la strada e averla seguita. Essere stati onesti nella nostra fede. Lascio che i ragazzi bivacchino e mi addormento. E' la prima notte di pace”-
Un saluto a pugno chiuso a Raffaele e a mamma Magda.

Antonio Camuso
Archivio Storico Benedetto Petrone
Brindisi , 3 ottobre 2010

giovedì 30 settembre 2010







30 settembre 1977



Ucciso a Roma dai fascisti il compagno Walter Rossi



Colpevoli coperture di polizia , magistratura e governo fecero in modo di impedire la scoperta dei colpevoli anche se si sa tuttto di loro






Ancora oggi chiediamo Giustizia



i giorni della rabbia raccontati attraverso le pagine di Lotta Continua, le foto di Tano d'amico nelle pagine dell'archivio storico Benedetto Petrone









Per non dimenticare

martedì 28 settembre 2010



KILL TEAM VIDEO CHOC , ma ....per

i militari italiani all’estero:Impunità assoluta per legge! …Storie di taskforce, ambulanze, civili mitragliati e assoluzioni
http://www.pugliantagonista.it/osservbalcanibr/afghan_15_killteam.htm


In queste ore sui media di tutto il mondo girano le immagini del video dell’interrogatorio dei giovanissimi componenti del KILL TEAM , un gruppo di soldati americani ventenni che plagiati dal loro sergente ammazzavano e collezionavano dite di civili afgani innocenti per puro divertimento. Se la Corte marziale li riterrà colpevoli il rischio per loro è la morte o il carcere a vita.
Ma…in Italia quali sono le misure che impediscano che si commettano abusi nelle operazioni militari all’estero?

Impunità assoluta per legge , o meglio, grazie al solito decreto milleproroghe…
Con il nostro articolo che pubblichiamo su http://www.pugliantagonista.it/osservbalcanibr/afghan_15_killteam.htm

riteniamo opportuno aprire uno squarcio sul velo plumbeo della legislazione di “emergenza” che da pochi mesi permette la totale impunità sui reati che i militari possono fare durante le operazioni all’Estero.
Un’impunità che non siamo noi a definirla tale, ma, bensì, esperti civili e militari di diritto penale che ha approfondito questo argomento sulla rivista più prestigiosa delle nostre Forze Armate, Informazioni della Difesa, periodico a firma dello Stato Maggiore della Difesa, nel numero 3/2010, giunto un mese fa agli abbonati.
Esso è una conferma autorevole a quanto denunciato da troppo tempo da associazioni pacifiste eantimilitariste, come noi dell’Osservatorio sui Balcani di Brindisi: siamo arrivati ad un punto di deriva democratica tale che, in nome dell’unanime consenso patriottico, le quotidiane polemiche politiche tra poli son state messe da parte per approvare una legge, quella che è entrata in vigore il 1 gennaio 2010, la 197/2009, che praticamente rende non punibili i militari che usassero le armi o altro mezzo coercitivo contro tutti coloro che gli si oppongano, in qualunque modo, impedendo l’esecuzione di ordini e direttive impartite e/o nel rispetto delle Regole d’Ingaggio, ROE.
I due esperti , autori dell’articolo ( Paolo Maria Ortolani e Francesco Zamponi ) nel loro particolareggiato studio, si dichiarano perlomeno sconcertati ( se non addirittura scandalizzati NdR) su come , provvedimenti amministrativi ( redatti da Generali e sotto la pressione di Paesi -gli USA- o Alleanze - la NATO- NdR) possano diventare norme di rilevanza penale tali da ledere il principio costituzionale dell’uguaglianza di tutti i cittadini dinanzi alla legge.

Leggi su richiesta NATO-USA
Durante il 2009 , dopo il fallimento delle elezioni afgane e le polemiche su come uscire dal pantano afgano, Obama e il Pentagono richiedevano che l’impegno italiano in Afghanistan fosse più aggressivo e reparti speciali nazionali facessero parte dei team delegati alla eliminazione della minaccia degli insorti.
Come fare per evitare che nostri militari coinvolti in operazioni di “killeramento” di capi talebani, trafficanti di oppio ed armi , potessero andare sotto processo se vi fossero vittime civili? Come evitare che in operazioni multinazionali a guida americana, i nostri uomini, lavorando in team con soggetti come la Kill Team, la squadra di statunitensi che ammazzava afgani tagliando poi loro dita e altre parti del corpo per puro sadismo, potesse ritrovarsi su un tavolo di tribunale? Si scatenava una ridda di ipotesi su come cambiare il codice penale militare di pace o crearne uno apposito riguardante le operazioni di “controguerriglia” e/o di peacekeping.
Alla fine, come al solito, si trovava una soluzione all’italiana che aggirava discussioni parlamentari e coinvolgimento di pericolose Consulte .
Nel solito documento multiproroghe , salva missioni di fine anno, il n 152 del 4 novembre 2009,(disposizioni urgenti proroga missioni internazionali ed altro…) veniva fatta una legge di modifica che , esplicitando la non punibilità degli atti fatti sotto ordine superiore, derubrica a colposo qualunque tipo di violazione nell’uso eccessivo della forza”.
Praticamente una vera e propria licenza di ammazzare o infliggere danni a tutti coloro che anche inconsapevolmente si trovassero a traversare la strada di un nostro gruppo di armati all’estero.
Prendiamo per esempio l’ultima operazione di una nostra Task force andata a male, quella dove il tenente Romani ha perso la vita. quando ha avuto la sfortuna di imbattersi in un gruppo di prede talebane decise a non farsi “terminare”.
Nel quadro specifico della missione del tenente Romani, nel caso che nell’irruzione nel covo talebano fossero stati killerati donne e bambini , lì presenti , la stessa procura di Roma competente per i reati commessi dai nostri militari all’estero non avrebbe dovuto aprire nessuna inutile pratica, poiché il reato, quello che prima si sarebbe potuto configurare come mancata osservanza di norme atte a preservare le vite dei civili, uso eccessivo della forza, ecc è stato cancellato, per adesso soltanto per i militari all’Estero, ma che si prevede di poterlo estendere in tutte le operazioni dove sia richiesto l’intervento di militari in un ambiente urbano, ovvero dove il “nemico” si confonda o sia appoggiato dalla popolazione civile.

Questo non significa che, prima del gennaio 2010, atti di violenza inutile o di stupidità nell’osservanza degli ordini siano stati censurati con condanne!!! Assolutamente no!
Son passati i tempi in cui lo scandalo torture in Somalia, fece oscurare il mito del Buono Soldato Italiano portandolo nell’aula di tribunale. Dal 2001 tutto ciò che è avvenuto di “sporco” all’estero è stato di fatto assolto con motivazioni incredibili in nome della lotta al terrorismo internazionale.

Ambulanze mitragliate, civili giustiziati: la catena delle assoluzioni
Ve la ricordate la famosa battaglia dei ponti a Nassirya in Iraq? Lì vi fu una vera e propria strage di miliziani e civili che contesero al nostro contingente l’accesso ai ponti della città.
Le vittime furono tutte classificate insorti e quindi non-degne neanche di uno sputo di condoglianza, ma choccò tutti l’ambulanza mitragliata, nonostante che portasse i contrassegni della Mezzaluna rossa. In quel caso i nostri soldati ammazzarono 4 occupanti dell’ambulanza, compresa una donna partoriente: ebbene, con sentenza n33 del 7 maggio 2007 il Gup del tribunale militare di Roma ha mandato assolti i nostri militari. ( exart44 cpmp)
Così è stato, in un’altra occasione, per un civile, un manifestante iracheno freddato dai nostri militari.
La vicenda è di una crudeltà rivoltante: lui, l’iracheno che protestava, fu reco “reso inoffensivo” ovvero pestato e gettato, svenuto, per terra. Nonostante ciò, veniva freddato, da un altro soldato italiano che lo colpiva con la canna del fucile dal quale, “inavvertitamente”, gli partiva un colpo. Non ci dilunghiamo sui particolari macabri dell’effetto del proiettile da guerra sulla sua testa ….Ebbene, la Corte militare di Appello con sentenza n27/06 del 5 maggio 2006 n.27 ha assolto il militare per aver agito in stato di necessità militare (exart 44 e 59 cpmp) ponendo a suo fondamento l’interesse militare che aveva come obbiettivo la sicurezza del posto dove i manifestanti si erano radunati.
Su tutto ciò aleggia un silenzio, complice trasversale e chi lo viola , come noi, è additato come sabotatore, antipatriottico e alleato ai terroristi che un giorno potrebbero anche colpire il nostro paese.
Invece, a portare la barbarie della guerra nel nostro paese, sono proprio sentenze e leggi simili, poiché, negli scenari futuri che si prefigurano, vi sarà un sempre più maggiore presenza di militari nelle aree di crisi interne, di controllo e presidio di centrali nucleari, ponti sullo Stretto, Ferrovie Alta Velocità TAV in costruzione, ecc, in caso di gravi crisi sociali, controllo di aree metropolitane a rischio, ecc.
In quel caso ad avere la canna del fucile puntata , saremo tutti noi e non ci potremo appellare a nessuna giustizia, poiché noi siamo rimasti in silenzio quando a cadere sotto i mitra e i silenziatori erano gli altri , gli alieni, gli oppositori della democrazia occidentale.
Antonio Camuso
Osservatorio sui Balcani di Brindisi
Brindisi 28 settembre 2010